Don Raby

Mia moglie Angelina ha una rosa tatuata sul braccio. E’ una rosa gialla, una rosa gialla del Texas.
Bob Wills che viveva in Texas negli anni ’30 era stato letteralmente ipnotizzato dai ritmi sincopati dello swing e voleva fare qualcosa che nessuno aveva mai osato prima: suonare la musica delle big band con gli strumenti e i suoni del folk e del country. Voleva portare quella musica, dove i sassofoni sono sostituiti dai violini, dalle grandi città come New Orleans, Kansas City, Chicago e New York alle “dancehalls”, le
immense balere del Texas. Per molti anni i suoi “Texas Playboys”sono stati la più grande band di “western swing” di tutta l’America. Tanti, tantissimi i violinisti che si sono alternati nelle varie formazioni della band: dal più famoso Johnny Gimble allo sconosciuto musicista di provincia.

C’era una sola regola per suonare il violino con i Texas Playboys: essere bravi. John Raby non era solo bravo, ma, come lui sosteneva, aveva “inventato” il violino a 5 corde, uno strumento ancora più versatile del fiddle tradizionale e che sembrava davvero perfetto per suonare western swing. Il giorno che John è andato in cielo a raggiungere il suo band leader Bob Wills, il suo “mitico” violino è passato a suo figlio Don.
Ho conosciuto Don Raby nella più famosa dancehall di Austin, Texas: il “Broken Spoke” (lo “spoke” è il raggio della ruota di un carro). Quella sera Don, suonava con Chris Wall. Di lui mi aveva subito colpito non solo il tipo di violino che suonava ma soprattutto mi avevano letteralmente lasciato senza fiato gli entusiasmanti duetti che divideva con il chitarrista Kenny Grimes, autentiche galoppate strumentali che
mandavano assolutamente in visibilio tutte le persone presenti, che ballassero o che stessero sedute ad un
tavolino a sorseggiare una birra.

Per questo ho deciso di inserire il “sound” di Don nel brano di “Nuther World” dedicato agli angeli dei desperados che aiutano i cowboys quando cavalcano da soli nelle praterie della vita, in una notte buia e tempestosa. Don Raby era davvero la persona dolce che avevo conosciuto la sera prima. A tavola, una volta finita la registrazione mi ha raccontato parecchi aneddoti sia su Bob Wills, storie che aveva “ereditato” dal padre, sia sugli artisti (e che artisti!) con i quali aveva suonato: Hank Thompson, Don Walzer, Hank Williams Jr., George Strait e Ricky Scaggs.
La canzone più famosa di Bob Wills, è stata “San Antonio Rose”, e a proposito di rose sentite che cosa mi ha raccontato Don sulla canzone tradizionale “The Yellow Rose of Texas” .
La rosa gialla del Texas, non era un fiore ma una bellissima ragazza creola. Yellow Rose, era l’appellativo con cui nell’800 nel sud degli States, i giovanotti amavano chiamare le belle e sensuali ragazze mulatte.
A lei è dedicato il brano che è diventato “l’inno non ufficiale del Lone Star State (lo Stato della Stella Solitaria)”.
Di questa bellissima e forte donna di colore, e “di frontiera” si dice che salvò l’esiguo esercito texano da una sicura e tragica sconfitta nella triste, famosa e decisiva battaglia di San Jacinto, per l’indipendenza del Texas il 21 aprile 1836. Emily West era il nome di questa incredibile donna. Passando una notte con il terribile e sanguinario generale messicano Santa Anna (il quale l’aveva vista lavorare come schiava in un ranch vicino alle loro postazioni), allentò l’attenzione di quest’ultimo da eventuali attacchi texani, permettendo agli uomini del generale Houston, di attaccare l’accampamento dei soldati messicani sconfiggendoli definitivamente e decretando così la tanto agognata (do you remember Alamo?) indipendenza del Texas.
Questo gesto di grande sacrificio (che forse solo una donna può capire fino in fondo) diede la libertà a lei (che non fu mai più schiava di nessuno) e a tutto lo stato della Stella Solitaria.
Chissà quanto di questa storia è leggenda e quanto è realtà.
L’unica cosa sicura è che quando ascolto “Desperado Angel” mi fa sempre una certa impressione sapere che quello è il violino che ha suonato con Bob Wills, che come dice Waylon Jennings “…is still the King of western swing…”