I CENTO BIGLIETTINI
Nel 2018 il mio grande amico Nicola Gerardi organizzò un bellissimo evento presso il Liceo Musicale “Saluzzo – Plana” di Alessandria che si chiamava “Note tra i banchi”. Un evento davvero unico e completo. Andai in quella scuola a raccontare i miei sogni avverati e con me ad aiutarmi a raccontare le nostre avventure anche Angelina. Parlare davanti ai ragazzi credetemi non è facile; io mi emoziono sempre tantissimo. Ma quei 100 ragazzi furono incredibili. Ad Angelina venne l’idea di distribuire il giorno dell’incontro dei foglietti per poi chiedere ai ragazzi alla fine di scrivere un feedback, un commento e lasciarlo agli insegnanti. Pensavamo di ricevere qualche biglietto con magari qualche complimento o qualche like. E invece no! Furono raccolti quasi cento bigliettini. Andammo a pranzo con una grossa scatola che conteneva quei preziosi bigliettini che non vedevamo l’ora di scoprire e a tavola iniziammo a leggerli uno ad uno: erano uno più bello dell’altro, uno più toccante dell’altro, uno più profondo dell’altro. Io, Angelina e Nicola eravamo alle lacrime. È proprio vero che nella vita se semini speranza, se semini sogni, se semini te stesso con tutta la tua forza e passione non puoi non raccogliere. Quel giorno conobbi per la prima volta il maestro Enrico Pesce con il quale poi ho registrato Hope. Ringrazio di vero cuore Silvia Borsano senza la quale questa storia non sarebbe mai stata scritta.Io non so se ho cambiato la vita di qualcuno di quei ragazzi, lo spero.Di certo loro hanno cambiato la mia. E li ringrazio.
Prima di insegnare a suonare l’armonica devi riuscire a trasmettere la passione ad imparare. Quella è la cosa più importante di tutto. Poi il resto lo fanno i ragazzi che sono una ricchezza piena di sorprese.
Parlare di blues nelle scuole con i bambini e i ragazzi e’ una delle cose più belle ed emozionanti della musica. Ogni volta è come essere al Madison Square Garden di New York. Sei emozionato, a volte intimorito dalle domande difficili e dalle profonde riflessioni che ti fanno. Ma i ragazzi sono meravigliosi. Dovremmo avere più fiducia in loro.
IL NOSTRO DOMANI E LA CHITARRA CHE PARLA
Durante il bellissimo incontro con questi bambini di quarta e quinta elementare della Scuola Primaria Orsoline San Carlo di Saronno tra le tante domande che mi fecero ce ne fu una che mi colpì molto. Un bambino ad un certo punto mi disse: “Fabrizio io suono un po’ la chitarra, a volte mi sembra che la chitarra mi parli. Succede anche a lei con la sua armonica?”. Rimasi senza parole, quasi mi commosso dalla bellezza di quel pensiero.
Ecco questa è la forza dei bambini, dei nostri ragazzi. Una forza e una sensibilità che dovremmo coltivare con cura.
Così come fanno ogni giorno maestri come Gianluca e Saverio.
Nel 2010 andai a suonare per il Festival di Narcao che organizzò alcuni incontri in due Licei. Furono esperienze bellissime. Parliamo del 2010. Ricordo una ragazza che mi chiese: “Com’è suonare il blues in America?”. E io le risposi: “E’ come se uno venisse da Pavia in un villaggio sperso nelle campagne della Sardegna e si mettesse a cantare “a tenores” per le persone del paese”. Lei mi guardò stupita e mi ringraziò dicendomi che in effetti non ci aveva mai pensato.
Durante questo incontro una ragazza mi intervistò e mi chiese: “Fabrizio qui da noi la musica tradizionale non viene molto considerata eppure abbiamo un grande patrimonio culturale. Tu cosa ne pensi?”. Io sorridendo le risposi: “Guarda che la Sardegna è ricca di musicisti e artisti folk tradizionali celebri in tutto il mondo. Alcuni di loro hanno addirittura suonato con Peter Gabriel e tantissime altre grandi star. Mi dispiace che tutto questo non sia arrivato ad una ragazza che ama così tanto la sua regione. Ma come si sa tutto il mondo è paese”. Mi ha ringraziato per averla fatta sentire orgogliosa delle sue origini e della sua cultura.
Erano i primi anni 2000 circa, non ricordo con esattezza, mi invitarono nella Scuola Primaria Provenzal di Voghera, la mia città. Ero molto emozionato lo ammetto. Entrai in questa specie di aula magna dove all’interno c’erano un centinaio di bambini seduti per terra, ed io ero seduto alla scrivania con accanto a me in piedi due maestre. Iniziai a parlare di musica, sogni e altre storie. Ad un certo punto finito di raccontare chiesi ai bambini se avevano qualche domanda da pormi. Ecco che in mezzo a tutti quei piccoli angioletti si alza una mano e una voce ferma dice: “Si, io”. Allora le maestre chiedono al bimbo di esporre la domanda. e lui: “Scusi a cosa serve la musica?”. Le maestre mi guardarono atterrite e io che lo ero più di loro iniziai a cercare nel mio cervello in subbuglio le risposte ad una delle domande più difficili al mondo, fatta da un bambino: “A cosa serve la musica?”. Cercando di prendere tempo, risposi: “Sai quando l’uomo arrivò sulla terra dapprima scoprì che per vivere doveva mangiare perchè sentiva la fame, poi iniziò a sentire freddo e scoprì il fuoco, poi aveva sete e cercò l’acqua finché ad un certo punto sentì che dentro di se mancava ancora qualcosa e capì che battendo due pezzi di legno usciva un suono che colmava quel vuoto che c’era dentro di se. Era il suono, la musica che riusciva a farlo stare bene, a confortare il suo spirito. Ed ecco che nacque la musica. Le maestre mi guardarono con grande ammirazione, il bambino fu felice della mia risposta e scoppiò un fragoroso applauso. Forse li avevo conquistati.