MICKEY RAPHAEL Quando l’armonica diventa la voce dell’America
Nativo di Dallas e texano doc, Mickey Raphael è un’autentica leggenda nel suo paese. E’ conosciuto e apprezzato quasi quanto Willie Nelson, la grande icona della musica americana di cui Mickey è il braccio destro da più di 35 anni. La sua armonica è l’inconfondibile architettura sonora su cui poggiano le più belle songs di Willie. Nei momenti cruciali della carriera del grande artista, Mickey è sempre stato al suo fianco. Come non ricordare il suono della sua armonica mentre Willie Nelson, Tom Petty, Stevie Wonder, Neil Young e tanti attori di Hollywood cantavano l’inno nazionale americano in TV dopo la tragedia dell’11 settembre. Di tutti gli armonicisti che mi hanno ispirato, Mickey è stato quello da cui ho imparato a mettere sempre il mio strumento al servizio di una canzone e mai viceversa. Una cosa non facile. Una cosa in cui lui è davvero un maestro. E ora credo che sia davvero arrivato il momento di conoscerlo più da vicino.
Hai mai suonato in Italia?
Ho avuto il privilegio di visitare Firenze, Roma e Venezia come turista nei primi anni ottanta, ma non ho mai avuto l’opportunità di suonare nel vostro paese. Spero di poterlo fare prima o poi. Forse non tutti lo sanno ma, sono anche un grande appassionato di ciclismo, e quindi mi piacerebbe tantissimo farmi un giro con la bici per le vostre meravigliose campagne così piene di cultura, storia e ottimo cibo.
Quando hai iniziato a suonare l’armonica quali sono stati gli armonicisti ti hanno maggiormente influenzato?
Durante gli anni del liceo, ovunque andassi, portavo sempre con me la mia armonica. Ascoltavo James Cotton, Paul Butterfield, Charlie McCoy, Don Brooks. Chiunque suonasse l’armonica alla fine degli anni sessanta mi ha in qualche modo influenzato.
Quando e come Willie Nelson ha fatto il suo ingresso nella tua vita?
Nel 1973, Darrel Royal, che all’epoca era l’allenatore della squadra di football dell’Università del Texas, mi invitò ad una festa dopo una partita, a Dallas, dove abitavo. Willie e altri artisti erano lì e, passandosi una chitarra l’un l’altro, cantavano le loro canzoni. L’atmosfera era molto informale e così cominciai con molta discrezione ad accompagnare i loro brani con la mia armonica e la cosa sembrò suscitare un certo interesse in Willie che mi invitò ad unirmi a lui e alla sua band tutte le volte che volevo. Così ho cominciato a farmi vedere a suoi concerti e a diventare quasi un ospite fisso della band. Suonavo solo poche canzoni anche perché, in realtà, non sapevo ancora bene come muovermi in quel genere musicale. In quegli anni il country tradizionale non mi interessava granchè; e le canzoni di Willie mi piacevano, ma non facevano parte del mio bagaglio musicale. I miei artisti preferiti all’epoca erano The Band, Bob Dylan, Neil Young, Gram Parsons e i Rolling Stones.( Mickey ha avuto l’opportunità di rendere omaggio a uno dei suoi eroi, suonando con Fabrizio Poggi & Chicken Mambo “In my hour of darkness” di Gram Parsons nell’album Spirit & Freedom. La potete ascoltare cliccando qui).
In my hour of darkness
Le mie ospitate occasionali andarono avanti per alcune settimane finchè un bel giorno Willie chiese a Paul English, batterista e capo della band: “Quanto stiamo pagando Mickey?”. Quando Paul rispose: “Beh, veramente, non gli stiamo dando nulla”, Willie, facendosi serio disse: “Bene, allora da domani raddoppiagli la paga”. Era solo una battuta, ma dal quel momento entrai a far parte ufficialmente della band di Willie.
Com’è suonare con Willie? Sai già cosa aspettarti prima di ogni concerto?
In effetti non viene mai concordata nessuna scaletta per i nostri spettacoli; ma tutta la band è insieme da così tanto tempo ed è così affiatata che siamo in grado seguire Willie ovunque lui intenda portare la sua musica quella sera.
Si dice che la vostra sia una vera famiglia musicale. E’ vero?
Si, è verissimo. Siamo davvero una famiglia. Se poi consideri il fatto che Bobbie la pianista, è la sorella di Willie, che sua figlia Lana viaggia con noi da anni occupandosi di diverse cose; e che Paul English è in formazione da più di quarant’anni, capisci già che tipo di atmosfera si possa respirare nella band.
Hai conosciuto e suonato sia dal vivo sia in studio con tantissimi grandi. Potresti darci per alcuni di loro un aggettivo o una piccola frase che in qualche modo definisca questi leggendari artisti?
Willie Nelson una persona a cui sono infinitamente grato per la carriera che mi ha permesso di avere
Johnny Cash un grandissimo, sotto ogni punto di vista
Waylon Jennings una grande star
Kris Kristofferson una persona che ti sa davvero ispirare
Ray Charles Dio!
Bob Dylan una delle mie più grandi influenze
Keith Richards un grande fan di Willie, uno che ogni volta che ne ha l’opportunità,e sa che siamo nei suoi paraggi, sale spesso sul palco a suonare con noi
Emmylou Harris bellissima e con una voce adorabile
Merle Haggard la ragione per cui mi piace la musica country
George Jones la sua canzone He stopped loving her today contiene una delle mie parti di armonica preferite
Jerry Jeff Walker la prima volta che ho sentito il mio maestro Don Brooks suonare l’armonica, fu con Jerry Jeff.
Townes Van Zandt ancora oggi studio il suo straordinario modo di scrivere
John Prine un artista davvero creativo
Neil Young quand’ero un ragazzo il mio sogno era quello di suonare con lui
Leon Russell Leon mi ha presentato due dei miei più grandi eroi giovanili: Paul Butterfield e Ringo Starr.
The Allman Brothers Band la colonna sonora della mia adolescenza
Wynton Marsalis un artista che mi ha spinto a ricercare luoghi musicali in cui non ero mai stato
Guy Clark lo scrittore di canzoni preferito da chi scrive canzoni
Billy Joe Shaver il William Shakespeare della gente comune
Una cosa che mi ha sempre incuriosito. Come è capitato che tu e Willie abbiate collaborato con gli U2, una band le cui sonorità sono piuttosto lontane dalle vostre?
Eravamo in tour a Dublino, e avendo un giorno libero, Willie ed io fummo invitati dagli U2 nello studio dove stavano registrando. Bono aveva scritto una canzone Slow dancing e voleva assolutamente cantarla con Willie. Siccome in studio era già tutto pronto, Willie disse: “Beh, incidiamola subito”. Così, in un batter d’occhio, io mi aggiunsi a loro con la mia armonica e registrammo la canzone. Al termine dell’incisione, in modo abbastanza misterioso, saltò la corrente. Non avendo più tempo a disposizione, lasciammo lo studio e tornammo all’hotel. Non so perché, ma tutti pensammo che la registrazione si fosse in qualche modo cancellata; e quindi fui abbastanza sorpreso quando, qualche tempo dopo, il brano apparve su una compilation del gruppo.
Hai fatto parte della band di All Stars di Ringo Starr, che è stato, come hai detto pocanzi, uno dei tuoi eroi giovanili. Puoi raccontarci qualcosa della tua esperienza con lui?
Di tutti i Beatles, Ringo è sempre stato il mio preferito. La prima volta che abbiamo suonato insieme fu durante il Farm Aid; ma l’esperienza più divertente fu quella, durante un tour, di andare al mercato con lui a comprare frutta e verdura. In quel periodo era diventato un convinto vegetariano e preparava deliziosi succhi di frutta per tutti.
Quali sono i cinque dischi che porteresti su un’isola deserta?
Kind Of Blue di Miles Davis, Resurrection Of Pigboy Crabshaw di Paul Butterfield,Rhapsody In Blue diLeonard Bernstein, qualcosa di Hank Williams e un disco del trio formato da Frank Sinatra, Dean Martin eSammy Davis Jr.
So che qualche anno fa hai registrato una colonna sonora in compagnia di Ry Cooder, John Hiatt e Jack Nietzsche. Sembra incredibile (almeno al sottoscritto), ma ho letto da qualche parte che il vostro lavoro non convinse pienamente i produttori del film che infatti sostituirono la vostra musica con un’altra suonata solo da banjo e violino. Cosa c’è di vero in questa storia?
In realtà le colonne sonore incise con Cooder sono state due: una era la colonna sonora per la serie televisiva Cannonball Run, una serie di telefilm tutta incentrata su scontri di auto e l’altra per Blue Collar, un film conRichard Pryor. Furono i produttori della serie televisiva quelli che pensarono che chitarre e armoniche fossero poco adatte alla loro serie di telefilm; mentre i produttori di Blue Collar usarono regolarmente quella incisa da Ry Cooder, Waddy Wacthell, Jim Keltner, John Hiatt, Jack Nitzsche e da me.
Tu hai registrato la tua armonica in tantissimi dischi (ne ho contati più di 250) e hai suonato con quasi tutti i grandi (accanto a quelli elencati pocanzi bisogna aggiungere The Nitty Gritty Dirt Band, Bonnie Raitt, Maria Muldaur, Warren Haynes, Aaron Neville, Bobby Charles, Norah Jones, Charlie Robison, Steven Fromholtz, Michael Murphey, Jesse Winchester, Albert Lee, Rosanne Cash, David Bromberg, Willie Nile, Solomon Burke, Michelle Schocked, Billy Bob Thornton, The Beach Boys, Carl Perkins, Indigo Girls, Jerry Lee Lewis, Carly Simon, Randy Travis, The Chieftains, Paul Simon…e sicuramente ne dimentico qualcuno). Come hai iniziato la tua carriera di session man?
Registrare in studio è la situazione in cui mi trovo più a mio agio. Da sempre. C’era uno studio vicino a dove abitavo a Dallas, e dopo la scuola andavo sempre lì a vedere se c’era qualche artista che aveva bisogno di un’armonica per il suo disco. Lì mi sono fatto le ossa; e poi il suonare con Willie mi ha dato modo di farmi conoscere nella comunità musicale e così ho cominciato a ricevere telefonate e a registrare con tanti artisti.
Qual è il modello di armonica che preferisci?
La Marine Band della Hohner, anche perché è quella con qui ho iniziato.
Il tuo lavoro alla Echo Harp (che suona come una piccola fisarmonica) è assolutamente strepitoso. Ci puoi raccontare perché hai iniziato a usare questo strumento?
Devo ammettere che la fisarmonica è uno dei miei strumenti preferiti. Una volta suonai l’organetto Castagnaridi Sharon Shannon e fu un’esperienza a dir poco religiosa. Mi sarebbe piaciuto ottenere anche con un’armonica il meraviglioso suono di quell’organetto e fu così che scoprii la Echo Harp della Hohner. Quest’armonica ha un suono assolutamente unico che in qualche modo si avvicina a quello di una piccola fisarmonica. Continuerò così a usare la Echo Harp, almeno fino a quando non avrò anch’io il mio organetto Castagnari…
Nel tuo unico album solista Hand to mouth, secondo me molto bello, risalente ormai al 1988 ma ristampato nel 2000, nell’ultimo pezzo c’è un bellissimo e commovente duetto con Paul Butterfield. So che lui è stato l’armonicista che ti ha maggiormente influenzato. Ci puoi raccontare come è avvenuta la registrazione?
E’ stata veramente una grande emozione per me suonare con Paul Butterfield. Il tutto successe molto semplicemente: un giorno venne in studio mentre stavo registrando Hand to Mouth e mi disse: “Perché non facciamo un piccolo duetto?”. Il nastro stava girando e… il resto è storia. Quella fu l’ultima registrazione di Paul, che scomparve prematuramente qualche tempo dopo.
So che sei da sempre un grande fan di Dylan, ma da fan a fan…com’è andare in tour con Bob Dylan?
E’ bellissimo! E’ vero sono sempre stato un grande fan di Bob. E lo sono ancora. Forse è per questo che, durante le prime date del tour, il fatto di stare sullo stesso palco con lui mi ha messo un po’ a disagio. E dire non era la prima volta che suonavamo insieme. Eppure tutte le volte è così. Dylan mi mette sempre un po’ di soggezione. A rompere il ghiaccio è stato lui, un giorno in cui mi ha invitato sul suo tour bus a vedere alcuni dvd contenenti le registrazioni fatte in Europa da alcuni leggendari bluesmen tra cui Lonnie Johnson e Willie Dixon. C’erano anche dei rari filmati di due grandissimi armonicisti: Sonny Boy Williamson e Junior Wells che sia io sia Bob ammiriamo molto. Mi disse di prendere con me i dvd e di guardarmeli con comodo durante il tour. Bob sa della mia grande stima per Paul Butterfield, così abbiamo parlato anche un po’ di lui e del suo modo di suonare assolutamente unico e inconfondibile. In verità anche l’armonica di Dylan mi ha influenzato parecchio. Specialmente agli inizi. Usava le note con molta parsimonia, suonando solo ciò che era necessario, non una nota di più non una nota di meno. E ciò mi aveva colpito parecchio. Dopo quei momenti passati a chiacchierare di blues e di armonica, tutto è stato più facile con Bob; e insieme abbiamo passato dei momenti davvero indimenticabili.
(Un sentito ringraziamento a mia moglie Angelina senza la quale questa intervista non sarebbe stata possibile).
Foto di Angelina Megassini